Ancora comune è il ricorso agli stampini, al decoro cosmatesco, alla cerchiatura di scuro che profila le immagini per aiutarne lo stacco dal fondo. Infine fa testo la squadratura geometrica e metafisica degli edifici.
Tutto ciò non può considerarsi casuale. Si aggiunga che Antonello, di cui è chiara la devozione a Nicola, nella sua fase di intervento, nella prima campata, riprende le medesime scheggiature delle rocce, ripete la stessa figura dello zampognaro nella scena del Presepe e lo stesso tipo di albero ad infiorescenza. Ed è credibile che lo faccia non per simulare una continuità ideale col maestro della Genesi quanto, invece, per dipendenza dal suo maestro.
Queste considerazioni convergono sull'ipotesi che l'affreschista del Vecchio Testamento sia,intorno al 1506, lo stesso Nicola da Novasiri in una fase iniziale della sua carriera. L'interruzione del ciclo biblico, da addebitarsi probabilmente a trauma sismico, avrebbe determinato l'intervento di Antonello, individuabile nel ciclo cristologico, tra il primo ed il secondo decennio del secolo. Con il successivo ritorno di Nicola, all'inizio del terzo decennio, si sarebbe infine affrescata sui pilastri la serie dei santi francescani.
Note
1 L'Inferno e il Paradiso, tradizionalmente inclusi nel tema del Giudizio, venivano rappresentati di norma sulla parete di retroprospetto. Qui invece la raffigurazione è sdoppiata sulle due pareti della prima campata. Inoltre l'iconografia del Paradiso, espresso come un castello con balze merlate, ha richiami all'affresco, databile al 1431-35, nella chiesa dell'Annunziata di S. Agata dei Goti (Navarro 1987, fig. 630).
2 L'introduzione di episodi della vita di S. Antonio abate, santo per altro assai caro al mondo agro-pastorale, e più ancora di immagini a metà busto, sui pilastri, dei Santi anacoreti Paolo ed Onofrio, potrebbe essere in relazione con lo stanziamento di colonie di Albanesi ortodossi, avvenuto a Ripacandida, Ginestra, Maschito e Barile, a partire dal 1478, data della conquista ottomana dell'Albania. E il rito greco in queste terre durò fino al 1627 (Gentile 1975, p. 73).
3 Pietro di Giampietro, nato a Brienza nel 1709, è noto soprattutto per i freschi del chiostro e per la decorazione del plafone della chiesa di S. Francesco in San Martino d'Agri, firmati e datati al 1743-44 (Convenuto 1988, pp. 212-215). È fratello minore di Leonardo di Giampietro, pittore che nel 1727 firma sempre a Brienza una Deposizione nell'ex convento dell'Annunziata ed altri affreschi nella chiesa di S. Maria degli Angeli. Pietro di Giampietro nella sua città natale affresca nel 1740, nel chiostro dell'ex convento dell'Annunziata, una Immacolata e Storie di S. Francesco ed Antonio, e nel 1750, nella chiesa di S. Giuseppe, Storie del Santo e della vita di Cristo. Sono inoltre suoi quattro sportelli d'organo con i Santi Pietro, Paolo, Andrea e Giovanni ed un dipinto su tela raffigurante una Madonna col Bambino ed i Santi Bernardino e Benedetto da Palermo (Volpe 1987, pp. 55-56). A Laurenzana, nella chiesa parrocchiale, realizza un polittico murale e decora il soffitto con Evangelisti e Dottori della Chiesa. A Cirigliano, nella cappella Formica, dipinge la Via Crucis.
4 Nuccia Barbone Pugliese (1988, pp. 194-195) assegna allo stesso autore del S. Lorenzo, oltre il S. Ludovico da Tolosa, una frammentaria Pietà, tipo wesperbild, ed un S. Francesco che consegna la Regola, egualmente frammentato. Il S. Lorenzo ha ai suoi piedi un offerente, per cui l'affresco è da considerarsi un ex voto e perciò estraneo alla sequenza dei Santi dell'Ordine.
5 Grelle Iusco 1981, pp. 57 e 64.
6 Per il trittico di Colobraro si veda Grelle Iusco, op. cit., p. 39. Allo stesso "Maestro", Leone de Castris (1986, p. 421 n. 36) attribuisce un lacerto di affresco nella cripta di S. Lucia alle Malve, a Matera.
7 Per il "Maestro della Pietà di Teggiano" si vedano Restaino 1989, pp. 48-49 e Abbate 1998, pp.175-176. Per il "Maestro di Miglionico": Grelle Iusco, op. cit., pp. 169-171.
8 Per il "Maestro dei Penna" si veda Bologna 1969, pp. 349 e fig. VIII-20-22 e Abbate op. cit., pp.145-147.
9 Grelle Iusco, op. cit., p. 83. Alla data di edizione di Arte in Basilicata la personalità di Antonello Palumbo era completamente sconosciuta: il che spiega l'assegnazione dell'opera a Giovanni Todisco da Abriola, che si educa all'ombra di Nicola da Novasiri. La Madonna col Bambino tra S. Giovanni Battista e l'Evangelista della chiesa del Convento di Petrapertosa, già assegnata al Todisco, va restituita a Nicola.
10 Grelle Iusco, op. cit., pp. 57-58, Barbone Pugliese, op. cit., pag.195, Navarro, op. cit., p. 470.
11 I rimandi agli affreschi di S. Angelo a Rovescanina ed a quelli di Galatina sono in Barbone Pugliese, op. cit., p. 195. La datazione è stata riferita da questa studiosa ed in precedenza dalla Grelle Iusco (op. cit., p. 58) alla seconda metà del sec. XV per la presenza fra gli affreschi di un'immagine, creduta di S. Bernardino, canonizzato nel 1450. Il Santo in questione è invece un domenicano, forse S. Vincenzo Ferrer, il cui culto era assai caro alla corte di Napoli ed alla causa spagnola.
The work concerns not only the structure of the building but, above all, the frescoes which extend throughout the inside walls of the church. They has been carried out into three stages, starting from the end of the 15th century up to the end of the 18th century.
For the first time, through an accurate stylistic survey, the authors of the frescoes have been recognized. One of them is Pietro di Giampietro da Brienza who, at the height of the 18th century, frescoes the triumphal arch, thus finishing the church ornament. It is Nicola da Novasiri who, at the end of the 15th century, begins the veterotestamentary cycle. Antonello Palumbo da Chiaromonte sul Sinni an utterly unknown artist, succeeds him and executes the Gospel cycle, the Sybils and the Virtues. We owe him the final work, dating back to the first decade of the 16th century, consisting of the theory of the Franciscan saints on the pillars and the fresco representing Saint Francis's ecstasy.
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Testo di Clara Gelao
tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1999
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