Storia - Terza Pagina
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- Categoria: Turismo
- Pubblicato Sabato, 07 Dicembre 2013 12:50
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La tradizione vuole che Ripacandida, in passato, fosse situata più a valle verso la zona denominata “macchia” e si chiamasse Candida. Per difendersi dalle invasioni dei barbari si trasferì sulla ripa, e di conseguenza cambiò il nome in quello attuale. In alcune ordinanze degli Angioini Ripacandida é riportata come Castrum Ripae Candidae. Ripacandida fu poi fortificata dai Longobardi che la cinsero di alte mura, inframezzate da torri, due solo erano le porte che le davano accesso, la principale, posta a levante, chiamata di San Domenico, e l’altra, posta a ponente, chiamata Porta Valle. Da documenti raccolti dalla Cancelleria Angioina, si apprende che il Castello di Ripacandida, nel 1267 fu concesso in custodia, da re Carlo a Giovanni, suo nunzio. Quattro anni dopo il signore di Ripacandida era Gaufrido Gazarello. Negli anni successivi si hanno notizie del nostro paese allorché viene chiamato a partecipare a spese per la ricostruzione di castelli quali quello di Melfi, di San Nicola dell’Ofanto. Ostile alla successiva dominazione Sveva, nel 1268 si schierò con gli Angioini (che in quello stesso anno avevano domato la rivolta ghibellina sconfiggendo a Tagliacozzo Corradino di Svevia, l'ultimo discendente della dinastia sveva degli Hohenstaufen).
A Roberto di Ripacandida, Federico II dà l’incarico di custodire in paese alcuni prigionieri lombardi, probabilmente custoditi in un vicino caseggiato per questo denominato lombardomassa. Dopo i Signori vicini agli Angioini fu infeudata a varie famiglie nobiliari, alcune delle quali parteciparono alle Crociate (Trizzarello, Filippo della Leonessa, Sergio di Siginolfo). Coinvolta nelle alterne vicende del conflitto tra Aragonesi e Francesi per il possesso del Regno di Napoli. Ripacandida parteggiò per i Francesi, quando Montpensier era assediato in Atella, Ferdinando II° e Consalvo di Cordova, per togliere ai Francesi ogni via di scampo, l’assediarono e la presero. Nella guerra che succedette tra il Duca di Nemours e Consalvo, questi inutilmente cercò di assoggettarla. Cadde quando fu cinta d’assedio dall’esercito comandato dallo stesso re cattolico, che rimase irritato ed ammirato allo stesso tempo per tanta eroica e tenace resistenza dimostrata. Ripacandida passò, quindi, di feudo in feudo: Nel 1283, risulta che a Lorenzo Rufolo, procuratore e maestro del sale della Puglia, viene affidato il baliato dei piccoli figli del quondam Goffredo di Terravilla, soldato, possessore delle terre di Santa Sofia, Ruoti e Ripacandida. Dopo questa notizia si ha un vuoto di circa due secoli, Ricompare quale feudo dei Caracciolo allorchè (nel 1478 Troiano Caracciolo ,col titolo di Conte, si trovò a dover gestire l’afflusso di profughi albanesi, sistemandoli una parte nel borgo “Cantone”, ed un’altra nel vicino territorio di Lombardomassa, dando così inizio ad un nuovo paese, chiamato poi Ginestra). |